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mercoledì 24 marzo 2010

(1963) rivista - TUTTAMUSICA (6 luglio)

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Hanno falsificato cinquantamila dischi di Rita Pavone
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Un grosso quantitativo di copie di un disco di Rita Pavone - per l'esattezza il 45 giri con "Cuore" e "il ballo del mattone" - è stato contraffatto e immesso sul mercato. Le notizie su questa grossa truffa sono ancora contraddittorie, anche perchè - a quanto ci è stato comunicato - è stata sporta regolare denuncia: l'inchiesta disposta dalla Magistratura è in corso e, fin che non sarà ultimata, non si potrà avere un'esatta visione della faccenda.
Dalle prime indiscrezioni, pare che i dischi contraffatti siano almeno cinquantamila, che l'operazione abbia avuto il suo centro a Milano e che vi siano implicate anche persone ritenute insospettabili. Sono naturalmente coinvolti anche numerosi negozianti: è ben difficile infatti, in questo caso, parlare semplicemente di "incauto acquisto", dal momento che gli acquisti pare siano stati fatti sottocosto e comunque tramite persone non autorizzate.
Episodi del genere sono purtroppo già accaduti in passato: mai però la contraffazione ha avuto simili dimensioni.
Falsificare un disco è indubbiamente più facile che contraffare una banconota, ma evidentemente anche i falsificatori di dischi incorrono sempre in qualche errore, in qualche imperfezione che poi porterà a smascherarli. Nel caso di "Cuore" si è trattato di un'imperfezione tecnica: un forte fruscio inesistente nelle incisioni originali.
Prima ancora di conoscere l'esatta portata del "falso", si possono fare due considerazioni, una positiva, l'altra negativa.
La considerazione positiva: il fatto stesso che si falsifichino dischi è una dimostrazione che il disco è un prodotto in espansione. Nessuno pensa di falsificare una merce che non si vende, un prodotto che il pubblico non richiede in misura sempre maggiore.
La considerazione negativa: troppi avventurieri, troppi maneggioni senza scrupoli allignano non soltanto ai margini, ma nel vivo stesso della industria del disco e della canzone. Questa gente ha imposto dei metodi gangsteristici (o meglio - dato che non bisogna neppure sopravvalutarli - da mafiosi di serie B) in senso a quella che dovrebbe essere la libera concorrenza di un'industria sana e giovane. Molti di questi piccoli gangsters hanno amici, collaboratori, se non addirittura succubi nei quadri stessi di alcune industrie discografiche, così che il gioco di mercato risulta avvelenato, diventa lotta sleale. Alcuni industriali discografici, attratti dal miraggio di facili, momentanei guadagni, si sono adattati a questi metodi, anzichè respingerli e denunciarli.
A che serve abbattere sottobanco i prezzi dei dischi, se con questo sistema si riempie il mercato di robaccia che il pubblico finisce per respingere nauseato? A che serve comprare Festival e manifestazioni, a che serve corrompere, a che serve manovrare con mezzi poco puliti su quelli che sono i canali di diffusione (radio, televisione, juke-box) per imporre un cantante o una canzone che il pubblico, dopo un primo momento di confusione, finirà per respingere disgustato? Tutto questo serve solo a nauseare il pubblico, a disamorarlo: ed è un peccato, perchè questo pubblico non chiede altro che di essere convinto.
Su queste colonne abbiamo spesso invocato l'unità di tutte le correnti sane del mondo della canzone, almeno su quei punti che sono di interesse comune. L'industria del disco e della canzone ha la possibilità di prosperare di allargare il mercato. Per usare una frase un pò volgare, diremo che "c'è da mangiare per tutti". Ma bisogna anzitutto mangiare su piatti puliti.
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Giorgio Berti(direttore responsabile)
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