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lunedì 22 dicembre 2014

ABOLIAMO LE STRENNE "UFFICIALI" (l'Italia allo specchio)

Se non è vera corruzione, è un tentativo di ottenere o mantenere la benevolenza di qualcuno

Se c'è una cosa che guasti un poco, per noi, le feste di questi giorni, è la strenna ufficiale: i doni inviati da un gran numero di uomini politici, di organizzazioni pubbliche, di società private a persone delle quali essi hanno l'aria di sollecitare o di compensare, in qualche modo, la benevolenza. [...] Ognuno faccia quello che vuole del denaro proprio: il denaro dello Stato, invece, quello delle organizzazioni pubbliche, quello degli azionisti delle grandi imprese non dovrebbe essere disperso con tanta leggerezza, come accade ora a Natale. Ci sono istituzioni benefiche, fondazioni culturali che languono per mancanza di fondi. Ci sono infinite miserie da consolare. Perché non indirizzare verso uno scopo pratico e socialmente utile le somme ingenti che servono per le strenne ufficiali?
[...] Le mode del Nord sono scese verso il Centro e il Sud. L'albero prende sempre più vistosamente il posto del presepio. A Roma, la Befana non ha più l'importanza di una volta: i regali vengono scambiati, nella maggior parte delle famiglie, la sera della vigilia di Natale. Non si fanno doni soltanto ai bambini e ai parenti più stretti, ma agli amici, ai conoscenti, a una cerchia sempre più larga di persone. Il significato religioso della giornata sbiadisce ogni anno di più. La festa nordica, pagana, del solstizio d'inverno sembra riemergere dal sottofondo nel quale il culto cristiano insediatosi al suo posto, l'aveva cacciata molti secoli fa.
Gli usi settentrionali prevalgono: le carte di Natale, le decorazioni, perfino il modo di confezionare i pacchetti, di addobbare le vetrine. Il centro di Milano, di Roma, di Torino assomiglia, in questi giorni, a quello di Londra, di Parigi, di Nuova York. [...] Le società industriali finiscono per assomigliare l'una all'altra, quando è passata la prima penosa fase di sviluppo. I prodotti, le abitudini, i desideri sono dappertutto presso a poco gli stessi.
Ci accorgiamo, naturalmente, degli aspetti positivi. La prosperità di queste giornate è il riflesso di un benessere che si diffonde sempre più. [...] Centinaia di miliardi vengono spesi nella seconda metà di dicembre non da poche migliaia di ricchi, ma da milioni di lavoratori. Il doppio stipendio permette di moltiplicare la spesa, il consumo. C'è chi mette qualcosa da parte, e chi spende tutto, mentre altri, purtroppo, non potranno far altro che sistemare vecchi debiti, pesanti scadenze. Ma, insomma, la maggior parte della gente ha un periodo di limitata felicità, ed è naturale che faccia quello che crede meglio del denaro guadagnato. Perfino lo spreco può avere uno scopo. Vediamo città contente, bambini allegri, minuscole automobili cariche di pacchi, donne che scendono dagli autobus portando mucchi di scatole grandi e piccole. Chi ha l'animo così meschino da non esserne lieto? Se il Natale, sotto l'impulso della civiltà industriale, tende a ridiventare pagano, esso rivela anche che la miseria sta a poco a poco scomparendo perfino nei Paesi più poveri dell'Occidente.
La strenna ufficiale, invece, venga essa da un ente pubblico o da una grande società privata, è un costume da censurare severamente. Questo uso non viene, come gli altri, dai Paesi industriali del Nord, dove è sconosciuto o assai poco diffuso, ma dalle nostre cattive tradizioni nazionali. Il lettore vorrà sapere a che cosa esattamente alludiamo, perché la gente comune ignora la portata di una abitudine che è limitata a pochi ambienti ristretti. Alludiamo alla cassetta di liquori..........
Domenico Bartoli
("Epoca" - 25 dicembre 1960)
 
 
 

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